Lo scorso 19 maggio, a Salerno, il Gruppo Activa ha partecipato alla tavola rotonda “Sistema lavoro al Sud. Le comunità lavorative per la restanza”, organizzata dall’impresa sociale Obiettivo Remain.

Un evento che ha contribuito a far luce sul tema dello sviluppo socio-economico delle aree interne e del Meridione d’Italia attraverso nuovi modelli di lavoro che mettono al centro il “remote working” e la creazione di comunità lavorative sul territorio.

Basti pensare che, secondo un report Istat dello scorso febbraio, “nei 10 anni 2012-2021 sono stati circa 1 milione e 138mila i movimenti in uscita dal Sud e dalle Isole verso il Centro-nord”, a fronte di “circa 613mila sulla rotta inversa. Il bilancio tra uscite ed entrate si è tradotto, quindi, in una perdita netta di 525mila residenti per il Mezzogiorno”.

Una vera e propria emorragia di risorse e talenti che sembrerebbe inarrestabile. Ma è possibile invertire il trend? Come si trattengono al Sud e nelle aree interne migliaia di giovani che non vogliono abbandonare i territori in cui sono cresciuti? E come si bilancia l’endemica carenza di risorse qualificate che affligge aree a forte densità imprenditoriale nel Nord del Paese?

A rispondere è stato un ricco panel di ospiti, coordinato dal presidente di Obiettivo Remain, Massimo Di Filippo. Suo il compito di illustrare come centinaia di giovani che scelgono di rimanere nelle zone di provenienza possono svolgere efficacemente il loro lavoro attraverso “comunità lavorative” sparse in tutto il Paese. Il tutto attraverso soluzioni già ora disponibili che fanno leva su smart working e condivisione di spazi (es. rebox).

In questo scenario, Giulia Borgherese, CEO di Borgherese HR Designer, società di consulenza HR del Gruppo Activa, ha rimarcato il “cambio radicale di paradigma del mondo del lavoro, inteso come liturgie, abitudini, processi, stili manageriali, linguaggi e modalità organizzative”.

“Spesso i tentativi ansiosi di molte organizzazioni di arginare l’emorragia di talenti con soluzioni quick fix quali aumenti salariali o maggiori benefit non tengono conto delle ragioni più profonde del disagio – ha aggiunto Borgherese – Salute e wellbeing, lavoro dignitoso, meno diseguaglianze, città sostenibili, energia pulita, consumo e produzioni responsabili, azione sul clima… Questa presa di responsabilità dei lavoratori ci impone di adeguare le nostre organizzazioni, se desideriamo attrarre e trattenere talenti e avere le giuste condizioni per evolvere”.