Come tutelare la produzione digitale nel mondo dell’arte? Che ruolo possono avere gli NFT, Non Fungible Token, per certificare gli asset digitali?

Se ne è discusso venerdì 19 novembre nella terza sessione del panel “Digital transformation nei musei e nell’arte” organizzato da RO.ME Museum Exhibition. Un’occasione di confronto su come i nuovi strumenti tecnologici e digitali possono contribuire a valorizzare il patrimonio culturale italiano.

Con la moderazione del Sen. Giuseppe Moles, Sottosegretario alla PCM con delega all’Editoria, sono intervenuti: Bernardine Brocker, CEO and Co-founder of Vastari; Marco Borgherese, Vice-presidente Networks Contacts / Gruppo Activa; Pierluigi Piselli, Studio Legale Piselli and Partners; e Daniela Battisti, Capo relazioni Internazionali Ministero per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale.

“Stiamo entrando in un’epoca in cui le infrastrutture tecnologiche e le relazioni che abbiamo costruito saranno in grado di generare e scambiare valore”, ha affermato Borgherese. In questo contesto “la blockchain abilita la possibilità di tracciare la storia e le informazioni connesse ai beni artistici. La tokenizzazione di un’opera d’arte o di un bene non consiste necessariamente nella sua digitalizzazione, visto che la blockchain conserva, perennemente, le informazioni di un oggetto; digitale o concreto che sia”.

Il meccanismo della blockchain, quindi, va ben oltre la sua classica associazione con le criptovalute, ponendosi come garanzia del valore di beni, servizi e transazioni.  

Allo stesso modo è importante sottolineare lo scambio di informazioni che la blockchain implica e la sua capacità di incentivare la fruizione – da remoto – di prodotti e opere che non nascono come digitali. Con quali strumenti? Attraverso tecnologie all’avanguardia come la realtà virtuale o il metaverso. In che modo? Democraticamente e all’insegna della trasparenza.

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