Nel corso del webinar Il Sociale si fa Social organizzato dal Gruppo Activa e da Open Gate Italia con la collaborazione di Radio Activa, è stato affrontato il tema della trasformazione digitale nel Terzo Settore. Tra emergenza e opportunità di sviluppo. Perché se il 2020 è stato l’anno del “non lasciare nessuno da solo” e le Organizzazioni No-Profit hanno cercato negli strumenti digitali soprattutto il modo di continuare a fare bene il proprio lavoro, oggi siamo passati al “non lasciare indietro nessuno”. Un approccio che si riferisce al percorso di maturità digitale intrapreso e ai risultati ottenuti che non vanno sprecati e devono anzi ricevere la giusta attenzione per svilupparsi in strategie inclusive all’insegna dell’universalità e della capillarità dei servizi e della crescita organica delle reti solidali.
Un’evoluzione che per l’On. Palmieri è sia culturale – per portare consapevolezza nelle persone – sia di competenze – per fare buon uso degli strumenti digitali. Poiché oggi “non vi sono limiti tecnologici” – come ribadito anche da Diego Ciulli, Senior Public Policy di Google – ma mancanza di una reale comprensione delle opportunità connesse alla digitalizzazione. E allora serve passare da un uso tattico a un uso strategico delle nuove tecnologie per portare “il Terzo Settore a essere il Primo, realizzando la profezia dell’allora Presidente del Consiglio Renzi – chiude Palmieri.
In questa cornice di senso si è sviluppato il dialogo tra Bianca Casieri, Fabio Castronuovo, Diego Ciulli, Valentina Martano, Mirta Michilli e Antonio Palmieri, che da un lato ha fatto emergere il bisogno di progettualità, l’esistenza di un’ampia gamma di servizi offerti dai partner tecnologici, una diversa predisposizione delle persone; dall’altro il perdurare di limiti culturali, economici e di competenze.
Il ruolo della pandemia
Durante il 2020 le organizzazioni del Terzo Settore si sono trovate in gravi difficoltà: senza la possibilità di organizzare eventi in presenza e con un numero ridotto di volontari, hanno perso entrature economiche ( il 43% degli Enti No-Profit ha ridotto di oltre il 50% le proprie risorse mentre ben il 93% ha registrato una contrazione delle proprie capacità finanziarie), assottiglliato il personale, interrotto o rallentato servizi e progetti di assistenza. Il rischio è stato anche quello di “uscire dai radar” e perdere l’attenzione conquistata nel tempo nelle proprie community e in generale nella società civile e presso le Istituzioni. Anche per questo la reazione è stata pronta, decisa e molto creativa.
Fondazione Susan G. Komen Italia Onlus: le Race for The Cure digitali
La testimonianze della dott.sa Bianca Casieri, Direttore Generale della Fondazione Susan G. Komen Italia onlus, attiva nella prevenzione, diagnosi e cura del tumore al seno ha restituito le tante esperienze messe in campo per gestire l’engagement e mantenere la relazione con la propria comunità ma anche per innovare i propri servizi. Tra tutte, è significativa l’esperienza della Race for The Cure Live, una maratona digitale che ha generato 150.000 contatti grazie al coinvolgimento della propria community, di influencer, madrine e stakeholder; la Race for the Cure Live è divenuta una sorta di teaser per una seconda iniziativa, la Virtual Race Europea, un’esperienza phygital in cui i 25.000 iscritti hanno reinventato il concetto di maratona. In questa “maratona distribuita” i partecipanti provenienti da 30 Paesi diversi, non hanno corso lungo lo stesso percorso, ma cimentandosi ciascuno dove poteva, nel rispetto delle limitazioni imposte dalle misure anti-Covid, hanno condiviso l’esperienza su una piattaforma digitale e sui canali Social.
Dalla progettazione degli eventi al design delle relazioni
Tuttavia l’aspetto più importante emerso nel corso della Tavola Rotonda, non riguarda la capacità di trasferire on line alcuni eventi specifici, quanto il fatto che ogni evento digitale genera contatti facilmente convertibili in relazioni di valore. Il Donors Relation Management – potremmo chiamarlo così – è dunque oggi uno degli aspetti salienti per costruire reti solidali “on life”, per citare la felice espressione del Prof. Floridi.
#insiemepiùforti di Aism: diventare digitali in 3 Step
La testimonianza della dott.sa Valentina Martano, Responsabile della Raccolta Fondi di Aism, è stata esemplificativa. La dott.sa Martano ha infatti evidenziato il nesso tra l’incremento del numero di richieste di informazione e supporto (>500%) occorso all’inizio della pandemia e l’evoluzione della relazione con i propri contatti.
In un mese Aism è passata da un approccio reattivo (la conversione delle attività di tutta la popolazione di lavoratrici e lavoratori per gestire gli oltre 6.000 ticket aperti) a un approccio da “content creator” (la produzione di video e pillole informative nativamente digitali) fino alla creazione di #insiemepiùforti, una campagna basata sugli User Generator Content. Tre step per arrivare a una visione strategica digitale orientata al coinvolgimento e alla soddisfazione delle proprie community e finalizzata alla creazione di valore proprio a partire dalla gestione delle relazioni.
In tempi estremamente contratti si è così conquistato un grado di maturità che combacia con quello presentato dai tre attori tecnologici presenti al webinar: Chorally, Mondo Digitale e Google.
Chorally: WhatsApp, la gestione semplificata dei canali e la necessità di “scaldare” i contenuti.
“Dobbiamo ricordarci che il Terzo Settore vive di empatia, di storie, di qualità delle persone e che tutto ciò emerge nei modi e nel tempo in cui una relazione si costruisce, si verifica e migliora. Per avere relazioni strette, profonde e comunicative bisogna usare canali e linguaggi che sono quelli abituali delle persone, senza dimenticare che devono essere canali “morbidi” anche per l’Organizzazione, perché deve includerli in un ecosistema complessivo di processi di gestione – così si è espresso Fabio Castronuovo, Founder e General Manager di Chorally, spiegando i vantaggi connessi all’uso di WhatsApp nella relazione con i donors. Chorally, sfruttando anche la sua BU di Comunicazione Rebel, ha sviluppato progetti di co-innovazione sin dall’inizio della Pandemia, supportando grandi Enti No-Profit come GreenPeace, Save The Children, Amref, Lega del Filo D’Oro, sia nella semplificazione della relazione omnicanale (federando tutti i touchpoint in un’unica piattaforma), sia nel miglioramento della qualità del contenuto.
Google: più competenze, più contenuti originali, più condivisione, più vitalità nei network.
Il contenuto di qualità è ancora una volta al centro della valorizzazione delle relazioni anche secondo Diego Ciulli, Senior Public Policy Manager, che esorta tutte le organizzazioni No-Profit a diventare Content Creator, anche per sfruttare al meglio gli strumenti di promozione che da sempre Google mette loro a disposizione gratis.
Un percorso evolutivo che passa necessariamente dalla formazione e dalla collaborazione. Diego Ciulli sottolinea come oramai tecnologie potenti, semplici da usare e accessibili a tutti siano anche gratuite per il mondo sociale e che uno sforzo congiunto in questa direzione deve portare a una loro diffusione massiva. Anche in questo senso va letto il finanziamento di un miliardo di euro sostenuto in Italia da Google per incrementare le competenze. “Negli ultimi mesi – conclude Ciulli – sono state formate oltre 300.000 aziende tra cui diversi Enti No Profit”.
Mondo Digitale: innovazione collettiva basata sull’innovazione di processo e la formazione.
Il Direttore Generale di Mondo Digitale Mirta Michilli ci ricorda che l’attivazione di una relazione a distanza ha bisogno di innovazioni di processo, basate sull’ascolto e sul co-design di soluzioni adeguate alle singole esigenze ma anche all’accompagnamento e alla formazione degli operatori che dovranno usare queste soluzioni per riconnettersi con la propria utenza. Un’attività propria di Mondo Digitale che sin dal 2014 implementa progetti phyrtual per le scuole e che negli ultmi mesi è stato impegnato su diversi fronti. Tra gli altri Mirta Michilli cita il progetto di accompagnamento realizzato per il Centro Diurno di Malati di Alzheimer Alberto Sordi, quello per il Centro di Orientamento al Lavoro del Comune di Roma e infine il lavoro fatto in partnership con la Regione Lazio e lo Spallanzani per accompagnare gli Over 65 a utilizzare le soluzioni di Sanità Digitale a disposizione.
“Un’innovazione collettiva – conclude Michilli – che deve essere sia incrementale che ecosistemica per il Terzo Settore” anche per produrre quell’innovazione dei servizi che è l’altro grande pivot del cambiamento in atto. Un esempio è il Primo Catalogo Digitale di Aism, basato su Prestashop, una soluzione di E-Commerce che però include funzioni di E-procurement, ma anche il percorso di avvicinamento alla Race della Fondazione Komen, una serie di webinar ed eventi digitale per non perdere il filo del pensiero. E delle emozioni.